Sentieri, percorsi e itinerari (i luoghi del cuore)

Sentieri, percorsi e itinerari (i luoghi del cuore)

La morfologia della Riserva Naturale del Pian di Spagna – Lago di Mezzola permette di far conoscere e apprezzare le peculiarità storico-ambientali del territorio con itinerari facili e accessibili. È possibile percorrerli in tutte le stagioni, preferendo evitare le più intense calure estive.

Alcuni percorsi sono percorribili solo con l’accompagnamento da parte di una guida della Riserva.

L’Alto Lario Occidentale è, in particolare, un territorio ricco di testimonianze storiche e artistiche che rientrano nel patrimonio culturale delle popolazioni locali.

a – DA CASENDA / DASCIO ALLA SCOPERTA DEL TEMPIETTO DI SAN FEDELINO

L’itinerario, piacevole e tranquillo, permette di raggiungere una tra le più importanti testimonianze di epoca romanica presente nell’Alto Lario: il tempietto di San Fedelino. Da Casenda (Comune di Samolaco), seguendo le indicazioni per San Giovanni all’Archetto, si giunge in un piccolo spiazzo antistante i ruderi dell’antica chiesetta.

Lasciata l’auto, si imbocca il sentiero segnalato e, oltre un ponticello, ci si inoltra in un bel bosco fresco e silenzioso che costeggia il corso del fiume Mera. Raggiunto il bivio con una mulattiera che costituiva l’antica via valliva della Valchiavenna, si prosegue sempre lungo il sentiero che costeggia il fiume, passando accanto agli strapiombi rocciosi del Monte Berlinghera. Superata una piccola salita si torna a livello del fiume, mediante una scala in legno e si giunge al piccolo spiazzo erboso, dove l’architettura romanica del tempietto accoglie il visitatore.

La chiesa è raggiungibile anche con un altro percorso, più lungo rispetto a quello sopra descritto, che parte dall’abitato di Dascio (Comune di Sorico). Un’altra opportunità può essere quella di raggiungere il tempietto con la barca partendo dal porticciolo di Verceia.

Durata del percorso: massimo 3 ore – Percorso facile e accessibile a tutti.

Punti di partenza del percorso: Casenda (comune di Samolaco) oppure Dascio (comune di Sorico).

Periodo migliore: novembre – maggio per l’avvistamento dell’avifauna; tutto l’anno per la visita al tempietto di San Fedelino.

Il tempietto di San Fedelino
La chiesetta romanica di San Fedelino sorge in prossimità del tratto finale dell’antica Strada Regina che, sin dal tempo dei Romani, collegava Milano con le regioni d’Oltralpe, attraverso i Passi dello Spluga, del Settimo e del Maloja, sulla riva occidentale del lago di Mezzola, in un luogo appartato e silenzioso. Per raggiungere questo gioiello architettonico si può percorrere la via Regina con partenza dal borgo dei pescatori di Dascio, oppure si può percorrere il sentiero che inizia a Casenda (comune di Samolaco); un’alternativa è costituita dalla barca.

Le origini dell’edificio si fanno risalire al X secolo e la sua storia è strettamente correlata al martirio di San Fedele, le cui reliquie vennero ritrovate miracolosamente nel 964 e, successivamente, furono trasportate a Como.

Ai tempi delle persecuzioni perpetrate dagli imperatori Massimiano e Diocleziano contro i Cristiani, Fedele era un soldato romano convertitosi al Cristianesimo. A causa del rifiuto di compiere riti di sacrificio prima di una spedizione, fu imprigionato insieme ad altri sei compagni. Riuscì a fuggire e a nascondersi all’estremità settentrionale del Lago di Como (allora un corpo unico con il laghetto di Mezzola), ma raggiunto da uno dei suoi persecutori, venne qui decapitato nel 298. Il luogo del martirio divenne la sede di fondazione dell’edificio religioso.

Dopo innumerevoli vicissitudini, che portarono il tempietto ad essere utilizzato come fortino dagli Spagnoli tra il 1624 e il 1627, come ricovero del bestiame e, successivamente, come magazzino-cucina degli scalpellini che estraevano il granito omonimo nelle vicinanze, ebbero inizio i restauri per tutelare questo tesoro architettonico.

A partire dai primi anni del 1900, prese il via una serie di interventi di recupero, che furono possibili grazie ai contributi di numerosi benefattori. In seguito, la proprietà fu ceduta alla Parrocchia di Novate Mezzola, che ne è tuttora proprietaria.

Tra il 1992 e il 1993 furono effettuati dei lavori di sistemazione dell’area circostante e oggi la chiesa di S. Fedelino si offre al visitatore in tutta la sua bellezza, in perfetta armonia con il paesaggio naturale circostante.

L’edificio è a pianta quadrata con abside semicircolare divisa in tre settori da lesene. L’interno, da cui si accede tramite due entrate poste lateralmente, conserva nel semicatino della piccola abside un bellissimo dipinto databile tra la fine del X e l’inizio dell’XI secolo, raffigurante il Cristo Pantocratore affiancato da due angeli e, più sotto, gli apostoli disposti a semicerchio. Degna di nota è anche la bella volta a crociera, ritenuta tra le più antiche della diocesi di Como.

Da questa località è possibile osservare in tutta la sua bellezza il Lago di Mezzola, con le sue acque verdi sorvolate da numerosi uccelli migratori e stanziali e la costa più selvaggia, quella occidentale, in cui la flora si esprime rigogliosa con boschi di querce e castagni e rupi ricoperte da essenze mediterranee.

b –  DAL PONTE DEL PASSO – LAGO DI DASCIO AL PUNTO PANORAMICO DEL SASSO DI DASCIO

Si tratta di un breve e comodo percorso che consente di ammirare buona parte del territorio dell’area protetta e di osservare da vicino molti degli uccelli acquatici che la popolano.

È possibile parcheggiare l’automobile nei pressi del Ponte del Passo, per imboccare, così, la strada che porta all’abitato di Dascio. Seguendo il tratto del fiume Mera che congiunge il Lago di Mezzola a quello di Como si raggiunge l’abitato di Dascio, punto in cui il fiume si allarga a formare il piccolo lago omonimo.

Questa zona è abitata da una numerosa e varia avifauna acquatica. In base alle stagioni, si possono osservare: gli Anatidi intenti a pescare, il rituale di corteggiamento degli svassi, le prime immersioni dei piccoli appena usciti dal nido, oppure i cormorani che asciugano le grandi ali al sole appollaiati sui rami affioranti dall’acqua. Gli occhi più esperti possono individuare anche ospiti piuttosto rari quali lo smergo maggiore o la volpoca. Spesso le osservazioni sono interrotte dal rumoroso volo dei cigni reali che nidificano ormai numerosi nell’area. Proseguendo il cammino, il percorso si allontana dalle rive e, passando per l’abitato di Dascio, sale al “Sasso”, punto panoramico dal quale si ha un’ampia visuale sull’intero territorio della Riserva, di cui si può osservare la morfologia e comprenderne la formazione.

Durata del percorso: 2 ore

Periodo migliore della visita: novembre – marzo

c –  DAL TRIVIO DI FUENTES ALLA FOCE DELL’ADDA

Questo itinerario si snoda lungo una strada sterrata che porta nella parte sud-orientale della Riserva e può essere percorso anche in bicicletta. Giunti al Trivio di Fuentes, nei pressi del Ponte sull’Adda, si seguono le indicazioni per il Pian di Spagna e si può lasciare l’automobile poco oltre il passaggio a livello. Si segue, quindi, la strada rettilinea che costeggia la sponda Nord del fiume e la si percorre fino alla foce.

Si possono osservare i piccoli vertebrati e la miriade di invertebrati che popolano questa ristretta fascia compresa tra il fiume e i terreni coltivati. Ai bordi di alcuni stagni che costeggiano la strada si può assistere alle evoluzioni delle libellule e osservare il martin pescatore e l’airone cenerino intenti alla pesca. Le acque del canale Borgofrancone in estate sono interamente ricoperte da ninfee e nannufari e ospitano varie specie animali quali le gallinelle d’acqua, le folaghe e gli svassi.

Molto suggestiva è la prima parte del percorso che attraversa una boscaglia di salici e pioppi. Giunti alla foce dall’Adda si possono osservare le spiagge e i canneti.

Il trivio di Fuentes costituisce un importante crocevia tra Valchiavenna, Valtellina e Alto Lario e riecheggia nel suo nome la documentata presenza degli Spagnoli. Testimonianza della loro presenza sono i ruderi del forte di Fuentes, situati sulla sommità dell’ultimo montecchio di Colico. Deve la sua costruzione a Pedro Enriquez de Acevedo Conte di Fuentes, governatore dello stato di Milano per conto della corona spagnola. Risale ai primi anni del 1600, quando vi era il pericolo di eventuali attacchi da parte dei francesi. La decisione della costruzione del forte non piacque ai Grigioni, alleati dei francesi, che cercarono invano di impedirne la realizzazione. Nel 1606 la difesa era completata e si apprestava ad ospitare le prime guarnigioni. Tra occupazioni, riconquiste e la diffusione della malaria che colpiva i soldati, nel 1796 il forte è stato distrutto per mano dei napoleonici.

Durante la Prima Guerra mondiale sulle rovine della vecchia struttura militare sono state posizionate due batterie di cannoni. Da allora il forte è rimasto nelle mani della famiglia Fiocchi di Lecco fino al 1998, quando è stato acquistato dalla provincia di Como che ne ha impedito il degrado con una serie di interventi di restauro. Oggi sono ancora visibili i resti dell’antica piazza d’armi dove trovavano posto gli alloggiamenti, il mulino e la chiesa dedicata a Santa Barbara.

Oltre al Forte di Fuentes furono costruiti due fortilizi: uno sopra Sorico e l’altro, il Fortino d’Adda, rivolto verso la Valchiavenna. Era collegato ad altri avamposti, come la torre di Fontanedo, la Torretta di Curcio e due case-torri site nei pressi del Forte.

Punto di partenza percorso: si imbocca, dalla SS. 36 in prossimità del ponte sul fiume Adda, la strada carraia che scende lungo il corso del fiume per circa 1.2 km, proseguendo si effettua il percorso che porta alla foce dell’Adda.

Durata del percorso: 3 ore circa.

Periodo migliore: Novembre – Maggio

 

d –  DALLA LOCALITA’ BALETRONE A CASCINA PONCETTA (Percorso naturalistico Nord)

Si tratta di un percorso ad anello che si snoda nel cuore della Riserva attraverso terreni agricoli fino a giungere alle spalle dei cariceti e dei canneti che orlano le sponde meridionali del lago di Mezzola e il piccolo lago di Dascio.

L’itinerario inizia dalla Località Baletrone, nelle immediate vicinanze della attuale stazione ferroviaria di Dubino. Seguendo la segnaletica verticale, ci si incammina lungo i terreni agricoli fino alla Cascina Poncetta, rustico sottoposto a recente restauro conservativo. All’interno dell’edificio vi sono aule didattiche per accogliere scolaresche e turisti in visita e viene qui ospitato, inoltre, il centro di inanellamento a scopo scientifico.

Nel giardino circostante vi sono punti di sosta attrezzati per il pic-nic. Immersi nel silenzio e nei colori della natura, si può proseguire lungo il sentiero. In questo tratto sono ancora ben visibili gli argini naturali degli antichi alvei dell’Adda, piccoli dossi sabbiosi ricoperti dalla vegetazione, spesso utilizzati dalla volpe per la costruzione delle sue tane. Lungo i filari di pioppi che costeggiano parte del percorso si possono vedere il picchio rosso maggiore e il picchio verde che in primavera si fanno notare tambureggiando rumorosamente sui tronchi. Sempre in primavera, si segnalano le stupende fioriture dell’iris giallo che punteggia i prati umidi intorno alle stalle in località Poncetta. La seconda parte del percorso conduce alla scoperta del misterioso mondo del canneto e all’osservazione di alcuni dei suoi abitanti.

Durata del percorso: 3 ore – Percorso facile e accessibile a tutti.

Punti di partenza del percorso: stazione ferroviaria di Dubino oppure Località Ponte del Passo (Aree di sosta veicoli – stazione ferroviaria – in prossimità del Ponte del Passo oppure lungo la ex SS. 402)

Periodo migliore: novembre – maggio

 

e –  DAL PONTE DEL PASSO ALLA LOCALITA’ LA PUNTA AL FIUME MERA (Percorso naturalistico Sud)

Partendo dalla località Ponte del Passo si raggiungono le sponde del Lario percorrendo una strada che attraversa terreni agricoli. Giunti al lago, si può raggiungere un punto di osservazione alla foce del fiume Mera, quindi risalire verso l’abitato del Ponte del Passo lungo la strada che percorre la sponda sinistra del fiume.

Durata del percorso: 2 ore

Periodo migliore: Novembre – Maggio

 

f –  LA STRADA DEI CAVALLI

Nel complesso sistema viario del Pian di Spagna, diviso dopo il 1512 fra Ducato di Milano e Grigioni, emerge oggi, dopo il restauro, la Strada dei Cavalli, scavata nelle dure rocce del Sasso Corbè, nei pressi di Verceia, sulla sponda orientale del Lago di Novate Mezzola.

Un percorso da gustare lentamente immersi nella natura alla ricerca di testimonianze architettoniche o degli animali selvatici che popolano il versante oppure di fiori insoliti che punteggiano la montagna.

Le prime notizie giunte a proposito di questa strada risalgono ai primi decenni del ‘500, quando venne tracciata e aperta. Tuttavia, non è escluso che un precedente tracciato, viottolo o un sentiero potessero esistere già in precedenza. A promuovere la realizzazione del nuovo tracciato viario furono i Grigioni che pochi anni prima, nel 1512, si erano impadroniti di Valtellina e Valchiavenna, per collegare direttamente via di terra, le due valli. Riuscirono nell’impresa nonostante le difficoltà poste dalla morfologia dei luoghi: rupi impervie a strapiombo sul lago. La decisione di costruire un nuovo tracciato nacque anche dalla scomparsa di un precedente camminamento, più pianeggiante e agevole, che correva sul fondovalle dell’Adda e che fu distrutto dalla grande alluvione dell’Adda nel 1520, che cambiò radicalmente alveo e andò a sfociare nel piccolo Lago di Mezzola lambendo le pendici del Sasso Corbè, invece che direttamente nel Lago di Como, come aveva fatto fino ad allora. L’alluvione aveva profondamente sconvolto un’ampia porzione di fondovalle della bassa Adda, rendendo il luogo ancora più malsano. L’antico centro romano di Olonio era stato progressivamente abbandonato, finché la sede della sua pieve non fu trasferita definitivamente nella vicina Sorico. Collegamenti commerciali e militari, trasporto verso Nord della merce più preziosa come il vino di Valtellina, furono questi essenzialmente i motivi che spinsero i Grigioni a realizzare la nuova strada.

Quest’ultima, quindi, permetteva di collegare direttamente la Valchiavenna, la loro porta verso Sud, e la Valtellina, che invece era il loro possedimento più importante.

Una strada agevole, breve e sicura tutta su suolo Grigione rappresentava, quindi, la soluzione migliore. La strada deve il suo nome alla presenza sulla mulattiera di lunghe file di animali da soma diretti al Nord e carichi dei vasèi di vino, le particolari botti ellittiche destinate al suo trasporto.

Nei pressi dell’imbocco della galleria di Verceia, è nascosta una galleria-rifugio della Prima Guerra Mondiale, lunga circa 500 metri. Poco sopra si trova la postazione dove, nel 1848, Francesco Dolzino resistette all’avanzata degli austro-ungarici.

 

g – Il museo del Picapréda

A Novate Mezzola, di fronte al Municipio, è aperto un piccolo museo dove sono raccolte immagini, è descritta la storia e sono esposti gli attrezzi usati per l’estrazione e la lavorazione del granito Sanfedelino.

 

h – La galleria di mina a Verceia

Si tratta di una testimonianza della Prima Guerra mondiale. Serviva a sbarrare la strada a un’eventuale invasione germanica dalla Svizzera.

Al suo interno si possono ancora vedere i sedici pozzi di mina, dove si collocavano gli esplosivi, il pozzo di prelievo, sei camere, quattro cisterne e tre condotti di aerazione.

 

i – Il Sentiero Valtellina e il Sentiero Guanelliano

Come per tutti i grandi fondovalle alpini, anche la Valtellina si è dotata di un percorso ciclo-pedonale che segue da vicino il fiume Adda, dallo sbocco nel Lago di Como, presso Colico, fino a Grosio.

Si tratta di un sentiero accessibile a pedoni e a ciclisti, della lunghezza di 97 km, separato e protetto dalla viabilità motorizzata.

Offre uno spaccato inatteso della valle, diverso da quello troppo urbanizzato che si coglie dalla strada statale. Il Sentiero Valtellina riscopre tratti di bella campagna, boschi fluviali, vecchi borghi seminascosti sotto la coltre protettiva dei castagni.

Il Sentiero Guanelliano è, invece, dedicato all’opera di San Luigi Guanella, vissuto fra ‘800 e ‘900 e che svolse la sua opera evangelizzatrice ed educativa nella Bassa Valtellina e in Valchiavenna.

Si sviluppa lungo itinerari escursionistici già esistenti imprimendo anche proposte di percorsi meditativi e tocca i luoghi frequentati abitualmente da Don Luigi Guanella.